In risposta a Alessandro Figà Talamanca.
Ringrazio il Professore per questo servizio documentale, certamente interessante. Tuttavia il giudizio sulla improvvisazione del Governo rimane.
– non si capisce cosa si vorrebbe cambiare con il disposto della lettera (a): tutto ciò che afferma è già in vigore, e in partcolare sono già in corso di modifica le procedure di accreditamento e autorizzazione di nuove Università, ex l. 240. Nel sito istituzionale del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca esiste già la Banca dati dell’Offerta Formativa
http://offf.miur.it/pubblico.php/ricerca/show_form/p/miur
Se il Ministro vuole migliorarne la consultabilità, lo faccia, senza ricorrere a nuove norme…
– al punto (b) cosa vuol dire “revisione organica, su base di reciprocità, della disciplina per il riconoscimento dei titoli […]”.
Abbiamo già una disciplina nazionale che si accorda con il principale Trattato internazionale che abbiamo firmato, la Convenzione di Lisbona del 1997
http://conventions.coe.int/Treaty/Commun/QueVoulezVous.asp?CL=ITA&CM=8&NT=165&DF=23/02/2011
Cosa vuol fare il Ministro, cambiare il Trattato??
– al punto (d) si vuole “consentire l’accesso ai concorsi pubblici […]”, ma francamente questa prescrizione mi appare ideologica e confusa: stiamo parlando di requisiti di ammissione a concorsi pubblici per particolari profili lavorativi, e quindi io vorrei che una eventualmente normativa si occupasse di definire tali requisiti in base alla mansione – mi sembra logico, no?
– simile situazione al punto (e), per “consentire l’accesso agli albi professionali, […]”: io vorrei capire perché e per quali professioni regolate si vorrebbe arretrare al livello di laurea il requisito necessario, non leggere questo discorso fumoso e ideologico in un decreto “semplificazioni”…
– circa gli “automatismi legati al riconoscimento del punteggio di laurea” nei concorsi, io vorrei intando leggere uno studio del Governo sull’utilizzo attuale di tali criteri, e chiedere sulla base di quale fantastica concezione del merito dovrebbe essere una Commissione d’esame a cassare o a emendare un voto di laurea in un certo modo. Perché? Sulla base di quali evidenze? Instaurando quali nuovi arbìtri e sopraffazioni?
– sulle “progressioni verticali di carriera, nel pubblico
impiego” io sono chiaramente a favore di una normativa meritocratica, ma vorrei evitare di gettare fango su chi vuole studiare per progredire nella carriera: da quando in qua, in quale Paese, si scoraggia l’acquisizione di nuove lauree o altri titoli di studio nel corso della vita? Il punto è sempre la serietà e il rigore nel conferimento dei titoli, ma questo è un *altro* punto, mi spiego?
– sul dottorato, similmente.
Insomma, non mi rassicura sulla competenza del Ministro, aver letto questo testo…